Vite Brevi

Per circa 10 anni è rimasto perfettamente allineato in uno scaffale della libreria nella camera dove vivevo con i miei genitori. Era lì, insieme agli altri dodici volumi, stipato insieme agli altri 2.000 fumetti che ho collezionato nel corso dei primi 20 anni di vita. Tra un Uomo Ragno ed un Hulk, Sandman mi aveva letteralmente stregato e motivato, facendomi intravedere il lato oscuro del medium fumetto. Le sue immense possibilità.

Poi tra i 75 numeri di Sandman c’era Vite Brevi. Una raccolta di circa 10 numeri che raccontava lo strano viaggio di Morfeo e Delirio alla ricerca del fratello scomparso Distruzione. Ero già avvezzo al fumetto d’autore e masticavo Manara, Pratt e Pazienza, ma niente era come Neil Gaiman. Forse perché questo autore inglese non ha mai fatto mistero di ammirare i grandi cartoonist europei, forse proprio per quello stile minimal lontano anni luce dal nuovo mondo, A 22 anni era divenuto una vera e propria ossessione ed ispirazione.  Andai anche a Lucca per conoscerlo di persona Neil. Una ventina di minuti di chiacchierata. Oggi mi rendo conto di quanto mi ero perso di quel 33enne di allora.

Le sue frasi sibilline proprio riguardo Vite Brevi. Ma ero un ragazzo. Oggi Gaiman scrive solo libri. Ha da tempo passato i 40 e francamente ne ho perso le tracce. Ogni tanto vedo i suoi libri in libreria, ho visto Stardust, il suo film. Il primo film tratto da un suo libro. L’ho visto distrattamente. Non pensavo a Sandman, ne a Gaiman. Dopotutto 10 anni sono tanti. Poi mi è capitato per caso una ristampa di una storia breve di Sandman, “Augusto”. E allora perché non Sandman, e perché non “Vite Brevi” ?   E’ stata una folgorazione. “Vite Brevi” mi ricorda un momento particolare di profonda ispirazione e felicità, di profonda riflessione e di sogni Un passaggio obbligato, un passaggio da uno stato tardo adolescente alla presa di coscienza delle responsabilità. E nulla è indolore.

Oggi mi ritrovo a leggere con altri occhi e scopro qualcosa che prima non c’era, o meglio, che prima non era in figura. La storia è la stessa, ma c’è qualcosa in Morfeo che prima non capivo, che oggi non capisco totalmente, ma che inizio a sentire. In Vite Brevi sento quel meccanismo di difesa che sento presente nelle manifestazioni e nelle parole dei protagonisti. E non solo. Vite brevi parla di vite, di svolgimento, di dramma, ma mai alla ricerca di una conclusione. E si sente  forte il sentimento illimitato e non arginabile che si esprime nella danza della dea Ishtar, che devasta tutto intorno a me divorandomi, un sentimento triste e decadente di bisogno di ascolto. Esplode in qualunque situazione in cui ci si debba contenere.

Per cui Vite Brevi racconta storie di passaggio, quelle di archetipi normali.  Cambiare è una parola impegnativa. Cambiare è una parola impegnativa perché non ha nessun valore universale, ma soggettivo. Si cambia anche quando non si vuole, anzi, si cambia soprattutto quando non c’è la volontà di farlo. La vita stessa è cambiamento. La vita di per se è cambiamento. Tutti cambiano. Uomini, piante ed animali. Anche gli dei. È il tema principale di “Vite Brevi”. Morfeo è il signore dei sogni tornato da un lungo periodo di reclusione forzata, intrappolato dall’uomo perso nell’illusione di imprigionare  la morte, sorella maggiore di Sogno. Una volta libero non è la stessa cosa. Non è lo stesso mondo. I mortali sognano anche senza un signore dei sogni. Ed allora Morfeo inizia un viaggio con sua sorella Delirio.

Alla ricerca di qualcosa che non sanno, alla ricerca di un aiuto, alla ricerca del loro fratello scomparso Distruzione, il dio del cambiamento. Ma Distruzione è andato via circa 100 anni prima senza dire dove. E così inizia un viaggio, una ricerca per cambiare. Nel loro viaggio, attraversano le vite brevi di dei ed uomini, e le cambiano, li fanno crescere, a volte li uccidono. Finche non si rendono conto che è un viaggio senza una meta. Allora accade qualcosa. Una vecchia amante di Distruzione, la dea babilonese Ishtar fa la spogliarellista in un topless bar. Ormai dimenticata dai mortali vive una vita che non è sua. La regola di Distruzione dice che chiunque lo cerchi metterà in moto una serie di meccanismi di difesa che implicano la morte o la trasfigurazione di chi ha conosciuto direttamente il dio.

Anche Ishtar ne è vittima e allora, quasi trasportata da una forza che la domina, decide di danzare per l’ultima volta. E lo fa nel topless bar. Danza come una Dea. Anche non assistendo alla danza sia Delirio che Dream risentono degli effetti del moto energetico e si rimettono in cerca fino a trovare il fratello scomparso. Dopo una piacevole serata passata con Distruzione, l’ex dio spiega loro che non è lui a doverli aiutare a cambiare, ma che sono loro che se vogliono, allora cambieranno, detto questo va via verso un cielo stellato ad esplorare l’universo. Delirio riceve in dono il cane di Distruzione e Sandman invece la consapevolezza che sta crescendo e cambiando. C’è veramente bisogno di essere un dio?  Alla fine quindi sono loro a crescere, a cambiare. Ma forse erano cambiati fin dall’inizio. Chi non ama il medium fumettistico non può sapere che Sandman è per il breve periodo in cui fu edito, un opera in controtendenza rispetto al resto dei fumetti. Nonostante il buon successo di pubblico, la storia di Morfeo si colloca in un periodo nel quale gli albi a fumetti avevano scoperto le suggestive tinte del computer che unitamente all’uso della carta patinata riusciva a dare una patina lucida e una nitidezza che difficilmente la tecnica della quadricromia, in uso fino alla metà degli anni ’90, riusciva a dare.

Scrivere la conclusione di una storia come Vite Brevi è una impresa difficile. Sandman si conclude con il 75esimo albo, qui siamo intorno al 50. Inoltre è un passaggio, un momento in sviluppo, un attimo del divenire. Ma si deve pur concludere. E allora si può dire che la vita è breve. Anche se dura duemila anni la vita è comunque breve perché ha comunque una fine. Anche chi è immortale ha una fine. Magari la fine è quella di rimanere solo e di desiderare di avere una fine. Perché per assurdo è nella brevità del vissuto che ci si forma la consapevolezza del divenire e della necessità di dover cambiare. O di voler cambiare. Si può essere immortali, ma se il mondo cambia anche chi non può o vuole cambiare deve cambiare. Ma cosa vuole poi un immortale? Morfeo e Delirio forse vogliono un punto di non ritorno, una meridiana come quella del mondo della stessa Delirio. Qualcosa che ponga la svolta. Ma la svolta non c’è mai. Per quanto sia assurdo esiste solo la realtà del divenire e le esperienze che ognuno fa, significative o meno. Ed alla fine pare questo sia il regalo di Distruzione.  La consapevolezza del divenire, del divenire del tempo e del momento in un susseguirsi di qui ed ora, l’uno diverso dall’altro.

Ed in questo mutarsi continuo sorge la consapevolezza che ogni azione, qualsiasi azione ha una sua ripercussione. La ripercussione riguarderà uno o nessuno o forse centomila, ma ci sarà una ripercussione e una conseguenza. Anche per chi non può avere fine.  Vite Brevi è un opera di passaggio. Di passaggio come la storia del Signore dei Sogni. Un passaggio da uno stato divino e immortale ad uno umano e mortale. Il passaggio tra un mondo adolescenziale incompleto in cui la fine è appunto “less”, mancante inconcepibile ed inconsapevole e la consapevolezza della brevità della vita, in cui è importante costruire, creare un progetto adulto e consapevole, almeno per quanto sia possibile. Vite Brevi è il momento focale in cui si scende la china dell’esistenza, quel che per Dante era il “mezzo del cammin di nostra vita”, la fine del sogno, o presunto tale, e l’inizio della realtà, della formazione della consapevolezza dell’esistenza di una realtà.  E di fronte a questa la risposta di ognuno di noi può essere diversa l’una dall’altra. Delirio e Sogno non hanno un progetto non ne hanno bisogno, erano prima e sono ora, ma in futuro ? il mondo è cambiato anche senza di loro anche senza che loro comandassero. Sono Dei, ma non hanno potere se non quello che i mortali conferiscono loro. Agire non sapendo di essere agito.

E solo davanti al fratello scomparso Distruzione, i due protagonisti capiscono di aver creato e cambiato molto intorno a loro, anche non volendo, perché ad ogni azione c’è una ragione. Da questo momento in poi Sandman sarà diverso, sarà un personaggio insicuro e incapace, consapevole della propria inadeguatezza e della propria fragilità. Attento al suo agire, quasi ne sarà spaventato. Ed alla fine una sua azione, creerà il suo destino, la sua morte e resurrezione. Qui, ora in “Vite Brevi” la storia prende forma ed inizia a mostrare la crescita di chi dall’inizio della razza umana non volle mai cambiare.

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