ALLA FACCIA DEL NERD

Ogni uscita di cinefumetto di stampo supereroistico porta con se un mucchio di chiacchiere nell’allegro microcosmo nerdistico del fumetto chewingum. Queste 4 parole che seguono si inseriscono nella scia delle chiacchiere. Cinque punti di partenza.


1) i cinefumetti non fanno aumentare le vendite dei giornalini dei nostri eroi. Neanche più il fenomeno, molto anni ’90, in cui le impennate delle vendite duravano qualche mese.

2) la qualità dei cinecomics è parecchio alta senza che le storie intacchino la storica continuità dalla quale si potrebbe copiosamente attingere.

3) i cinecomics migliori ultimamente sono quelli che usano i personaggi e sono sfornati direttamente da mamma Marvel.

4) Mia figlia di 7 anni è una fan sfegatata degli Avengers e non ha mai aperto un fumetto per leggerlo seriamente dalla prima all’ultima vignetta.

5) il correttore di bozze di questo programma, regolarmente impostato su italiano, sa che la parola “Avengers” si scrive con la A maiuscola.

ed adesso faccio l’insalata… in ordine sparso:

Iniziamo da punto 5.

Se un correttore di bozze automatico corregge avengers con la A minuscola in Avengers con la A maiuscola, questo deve far riflettere tutti sull’universalità di un brand che non indica solo una parola generica di una lingua straniera, ma qualcosa di concettuale che trascende le barriere della carta. “Avengers” è un logo ed un marchio ed un concetto su cui si è investito e che ha dato i suoi frutti. E’ uscito dalla carta e si è materializzato in forma umana fino ad arrivare a fasce della popolazione e a popolazioni che non hanno mai preso in mano un fumetto. Per popolazione e fasce di popolazione mi riferisco a concetti statistici. Milioni di spettatori, miliardi in ricavato in varia valuta. Merchandising alle stelle e universalizzazione di un prodotto. Il tutto è così complesso che anche i correttori di bozze dei programmi di videoscrittura si sono dotati di aggiornamenti che concettualizzano la parola “Avengers” e te la correggono quando la scrivi sbagliata. Insomma se fate i fumettisti e Word si mette a correggere il nome del vostro pincopallo nella sceneggiatura che state scrivendo, avete fatto centro nella vita.

Punto 4

Mia figlia non legge molto. Ma il cinema lo ama. Il primo film a 2 anni e mezzo. Avengers 2 è stato però il suo primo film vero, perchè lo ha seguito interamente senza mai alzarsi dalla sedia. Anche nei dialoghi. Ora impazzisce per gli Avengers. Aveva vsto tutti i film dei personaggi Marvel e DC, ma solo ora ha voluto rivedere tutti i film. Santo Blue Ray! Da allora si è fatta comprare magliette, poster giganti e la serie dei giocattoli.

La sua eroina è naturalmente Vedova Nera. Gioca con i pupazzetti e Vedova Nera straccia tutti. Gioca con i giochi dei supereroi, desidera il monopoli della Marvel e mi assilla su quando ci sarà il prossimo film. Mai preso in mano un fumetto. Il più delle volte ama farsi raccontare le storie da me. Perchè non legge?
La risposta è semplice: per lei Avengers è sinonimo di film, di merchandising e di prodotti di cui il fumetto è uno dei tanti. Quello che lei preferisce (oltre andare alle mostre di fumetti vestita da V for Vendetta) è tutta l’offerta legata al brand. Avengers per lei è ciò che deve essere un supereroe: Un esempio, un sogno che va oltre quello che c’è nella carta.


Punto 3

Il nerdismo ha distrutto i sogni. Prima c’era il nullificatore totale, oggi ci sono le spiegazioni sul perche’ Reed Richard può pisciare dal salotto semplicemente allungando l’arto che gli serve (e a Sue ‘sta cosa piace). 

Dove è la meraviglia? Persa insieme ai nostri capelli. 

Mamma Marvel ha capito che i suoi personaggi sono universali e che i fumetti li incartano e li bloccano. Per lasciarli vivere li devono stracciare dal fumetto e farli vivere accanto a noi. Tutti noi. Spiegazioni? chisenefrega. Per quanto appare strano è questo quello che li fa diventare super. La meraviglia di trovarsi o potersi trovare accanto a loro. Hanno preso il concetto di Stan Lee, lo hanno sdoganato e lo hanno regalato ad un mondo che non ha più necessità di stupirsi. MAKE MINE MARVEL. Il concetto vale ancora e si è allargato.

Il problema è che lo avevamo scordato. Ci eravamo persi nella vuota continuità della rivoluzione Image, nei falsi scopi e nei tormenti del cuore, ma il centro della questione è che Spiderman esiste ed anche Batman e tutti quanti possono essere qui, in questo momento, per fare ciò che devono fare da quando sono nati: farci sognare, meravigliare e proteggerci da noi stessi. Per cui nella ripresa del primo Avengers, in mezzo a New York, con la telecamera che gira intorno a loro ed i Chitauri che urlano arrabbiati, a me è scesa la lacrimuccia, mia figlia si è sentita un supereroe e mia moglie ha trovato un genere d’azione che le piace. Ci siamo meravigliati. Appunto: MAKE MINE MARVEL.

Punto 2.

Francamente che Nick Fury sia bianco o nero ce ne importa poco. Due prodotti, tanti acquirenti. Non importa quanto si stravolga una storia, basta che funzioni. Il fumetto se mai può essere lo spunto, ma se si vuole sopravvivere in un mercato depresso, con la paura di aver investito un euro in più del necessario, in un mondo che non ha più l’ottimismo modello Euronics, allora è bene che la carta sia mandata al macero, le storie siano modificate e rese pubbliche oltre l’appassionato, perchè possano continuare ad esistere, senza contaminazioni o possibilità di conflitto tra continuità dei media diversi.

Ed è quello  che da bambini facevamo. Avevo i personaggi della Mego. Le storie che inventavo non le prendevo dal fumetto, ma da quei personaggi. I bambini giocano così spesso anche gli adulti, quando si concedono lo spazio giusto.


Punto 1.

Continuare ad esistere vuol dire diversificare. In un mondo depresso, in una società che non si meraviglia davanti ad una strage su un barcone, ma passa le ore a seguire trasmissioni voyeur come Chi l’Ha visto o Amici o qualsiasi reality, partecipare è la parola d’obbligo. In un mondo che si affida al social network per trovarsi, in cui un avatar rappresenta una persona, si può evidenziare uno stato di lontananza da ciò che si vive, la sostituzione del concetto di “partecipare” invece di esserci, di sfiorare invece che di toccare o contattare: Figure piuttosto che gente, immagini più che carne. Non c’e’ un valore morale e forse è solo una trasformazione normale in riferimento ad una globalizzazione incompleta, ma a volte invischiante. Finita l’epoca della carta, la digitalizzazione del prodotto a vignette ancora non completo ed incerto, il rischio continuo è un nuovo default del medium. La Marvel dovette chiedere l’amministrazione controllata. Ha chiuso o venduto tutte le sue filiali nel mondo. L’editoria non può essere l’unico format di un prodotto. Dal concetto di passione al concetto di Entertainment. In questo senso la Disney. La possibilità di universalizzare un prodotto, di creare un brand che ha un numero di linee di intrattenimento per la famiglia. Perchè far ridere la gente o farla divertire è più difficile ma assai più redditizio. I lettori non aumentano, allora che si trasformi il prodotto. Cinema, Merchandising, parchi tematici, bicchieri a tema, mtande e preservativi con il martello di Thor  ed in ultimo anche fumetti. Non è solo il metodo Disney, ma lo stesso stile statunitense di concepire il terziario. E funziona alla grande. Linee diverse per un brand di qualità dell’intrattenimento con buona pace di tutti quei nerdisti che parlano male dei prodotti marvel e che gridano alla violenza della sacra continuità. E così anche Star Wars. Funziona così e mia figlia e le sue compagne di scuola (femmine) non vedono l’ora di diventare Jedi. Benvenuti nell’età dell’oro.


Fabrizio Mignacca Per pagare il mutuo, fa lo psicologo psicoterapeuta con indirizzo gestalt analitico, consulente di tribunale ,collabora con alcuni settimanali nazionali , saggista, ma soprattutto fumettaro e quando il governo deciderà di pagarlo per questo smetterà di fare le altre cose.

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